ARIANNA OCCHIPINTI
Goethe diceva: “La materia non è nulla, quello che conta è il gesto che l’ha fatta”. E il primo gesto che ho imparato facendo vino è stato accettare. Accettare la diversità dei suoli, dell’inclinazione del terreno, dell’altitudine, e l’originalità di un vigneto. Accettare vuol dire rispettare. Tutto è nato sedici anni fa a Fossa di Lupo. Un luogo magico dove la terra, che la sera si colora di rosso ed è pettinata dal vento che arriva dagli Iblei, si appoggia da un lato a una strada: l’SP68. Una strada statale come tante, ma con una storia speciale. Un tempo era di pietra, stretta poco più di un sentiero; tremila anni fa collegava Gela a Kamarina, percorreva - come oggi - le strade del Cerasuolo di Vittoria e da noi non ereditiamo la terra dai nostri avi, ce la facciamo prestare dai nostri figli.” Amo questa frase di Saint-Exupéry. Mi ha sempre guidata nella mia attività di produttrice. E infatti parto sempre dall’idea che la terra sia solo un dono. Ho il dovere di lasciarla a chi verrà dopo di me sana, curata, amata. Mi piace quella frase perché La Sicilia è un luogo da mille volti, ma esiste una Sicilia che considero mia. Si compone di strade, colori e odori dispersi nell’aria. La mia Sicilia è fatta di campagna e di roccia, quella dei monti Iblei, la parte forse meno conosciuta di tutta la regione. Amo le cave di spettacolare bellezza che si aprono improvvisamente nell’orografia delle montagne, i canyon, le grotte; il fatto che ci siano necropoli e catacombe nascoste tra la vegetazione. Vittoria, il vino, la vigna, i muretti a secco. Questa è la mia terra. Il sole che sorge, presto la mattina, su dai Monti Iblei, mentre il cielo arrossisce a strati e la luce calda si diffonde tra i filari di fossa di Lupo, la mia contrada. Amo le uve di questi luoghi, Il Frappato ed il Nero d’Avola. Mi ritrovo nella loro espressione, nel loro essere armonici e disuguali. Adoro la forza di sapersi portare dentro un passato e un futuro allo stesso tempo.